sabato 10 febbraio 2018
Antonio De Santis: Carnevale in Calabria "AFharza e li Fharzari"..
Largu faciti, o nobili signuri
ca fharza si cumincia a recitari!
Pi quantu cosa vecchjia è sempri nova
ca gustu nua tinimu a riprovari!
Nescia tu, sarda salata
ca trasu ia, Pasqua jiuruta,
e rifriscu sa quatrareddra
ccu na bella cuzzupeddra!
Alcuni versi in calabrese della "Fharza"
A fharza, cioè la farsa, una messa in scena per vie e piazze un cui ci sono il grasso Carnalevaru, protagonista indiscusso, ingrassato all'inverosimile e ubriaco per aver mangiato troppe salsicce e soppressate, la moglie Quaraisima, brutta, vecchia e magra, e poi altre figure come il notaio, il medico, il prete che parlano a favore del povero Carnalevaru esortando di non mangiare da soli perché chi mangia sulu s’affuca. Chiudeva il corteo una folla festante di bambini e adulti suonando l'organetto.
I fharzari, invece sono donne e uomini travestiti e irriconoscibili, in tutto il periodo di Carnevale solevano anche andare in giro di notte e bussare alle case di parenti e amici e le persone da cui andavano offrivano le "purpette" e un buon bicchiere di vino ("purpette"polpette fatte di carne di maiale) .
Il testo della Fharza e stato preso dal sito: http://www.reportageonline.it/carnevale-in-calabria-lazata-la-fharza-e-lo-scammaro/
La foto http://www.misiti.it/MinoranzeLinguistiche2/alb_tradizioni.html
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